STABILIMENTI BALNEARI: SERVONO PROGETTI DETTAGLIATI E TAVOLI TECNICI DI COORDINAMENTO

Le vicende degli ultimi giorni riguardanti gli stabilimenti balneari (lidi “Punta della Suina”, “Zeus”, Samsara”, etc.) più noti di Gallipoli (LE) evidenziano, ancora una volta, un andamento completamente sbagliato sulla questione, sia nei contenuti (che dovrebbero sempre prevalere) che nella forma.

 

Nei contenuti, in quanto, ad esempio, è ovvio che smantellare e ricostruire annualmente le strutture balneari crea danno e stress sull’ambiente e il paesaggio molto più che mantenerle stabili tutto l’anno: per accertarsi che le strutture siano realmente rimovibili, è molto più semplice e intelligente effettuare opportune verifiche (sulla carta e in cantiere) su progetti esecutivi, tecniche e dettagli costruttivi da parte di tecnici competenti.

Nella forma, in quanto ogni Ente dovrebbe occuparsi solo di ciò che gli compete (gli aspetti concernenti  edilizia e urbanistica spettano agli uffici tecnici comunali e non alle soprintendenze, ad esempio): le inevitabili e tipicamente italiane problematiche interpretative (rinvenienti da un quadro normativo artatamente incerto e ridondante) andrebbero risolte tecnicamente, con appositi tavoli tecnici di coordinamento tra gli Enti preposti, stilando apposite istruzioni operative (linee guida, circolari o altro).

 

Quanto visto finora, invece, continua a incanalarsi nel solco della solita burocrazia ridondante italiana, danneggiando l’economia, il turismo e in ultimo il cittadino. E relegando paradossalmente e assurdamente in secondo piano quelli che invece sono gli aspetti primari e più importanti: la qualità architettonica, la bellezza e l’estetica degli interventi, la funzionalità, l’inserimento e l’integrazione paesaggistica, l’innovazione,  etc. etc., ovvero quello che realmente si compie e si realizza sul territorio, quello che si avrà davanti agli occhi nella realtà.

Occorre cambiare.

 

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